Il vecchio monastero di Santa Caterina dal Sasso, costruito a strapiombo sul lago Maggiore, regala uno scenario mozzafiato.
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L’eremo di Santa Caterina del Sasso è stato definito “uno dei luoghi che vale la pena visitare almeno una volta nella vita”: lontano dalla confusione e dai rumori frenetici della nostra quotidianità, questo antico edificio costruito sulla sponda lombarda del lago Maggiore, riserva un’atmosfera spirituale e romantica.
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Sembra di vederli gli antichi pellegrini che giungevano al convento per assistere alle funzioni religiose o per adempiere a un voto, per condividere la vita austera dei monaci in un ambiente quasi fiabesco. Abbarbicato su uno sperone roccioso che si tuffa nell’acqua, l’eremo appare come un luogo senza tempo, un palazzo fatato e regale, isolato e raccolto, capace di esercitare un fascino suggestivo. Una sensazione di beatitudine si impossessa subito dei visitatori che ammirano estasiati l’incantevole panorama.
Secondo la tradizione l’eremo di Santa Caterina sarebbe stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale che, scampato ad un nubifragio, fece voto di penitenza e decise di ritirarsi lungo la costa più impervia del lago per condurvi una vita da eremita. Così, a partire dal XII secolo, furono edificate la cappella dedicata proprio a Santa Caterina d’Alessandria e altre due chiese in onore di San Nicola e Santa Maria Nova. Un porticato rinascimentale, una torre campanaria alta una quindicina di metri e un ciclo di affreschi (attribuiti a uno dei figli di Bernardino Luini) impreziosiscono l’intera costruzione.
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Anche un miracolo contribuisce ad accrescere il fascino del monastero: si racconta infatti che all’inizio del Settecento alcuni enormi massi siano precipitati sulla chiesa, restando incredibilmente impigliati nella volta di una cappella, così non causarono gravi danni e rimasero sospesi per oltre due secoli.
Utilizzato anche come set cinematografico, ad esempio nel film di Dino Risi “La stanza del vescovo”, l’eremo rappresenta uno dei luoghi più interessanti del Lago Maggiore. L’ideale è raggiungerlo in battello (da Stresa ci vogliono solo quindici minuti di navigazione) perché arrivando dal lago la vista è davvero incredibile: l’edificio si confonde con la parete rocciosa e una quiete surreale trasmette immediatamente una sensazione di sereno raccoglimento.
Tuttavia si può raggiungere l’eremo anche a piedi, lasciando la macchina nel piazzale sovrastante e scendendo una panoramica scala di 268 gradini. Dal 2010 è in funzione anche un moderno e comodissimo ascensore scavato nella roccia che rende molto più agevole il percorso.
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Quindi cari amici della Darbia, spero di avervi dato un consiglio prezioso: dove lago e roccia si fondono, dove arte e spiritualità si incontrano, vale la pena di andare… per sentirsi in pace con il mondo.